martedì 13 maggio 2008

Travagli democratici

di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com

L'intenzione era quella di scrivere due righe su quanto accaduto lo scorso fine settimana a Marco Travaglio per via della sua intervista rilasciata alla trasmissione "Che tempo che fa" di Fazio su Rai3. Ma ho letto l'articolo di Andrea Pusceddu sul sito di altravoce.net e l'ho trovato praticamente perfetto, nei toni, nei riferimenti e nelle conclusioni. Dunque, mi limito semplicemente a riportare il link: Larghe intese, che brutto tempo che fa. Tutti contro Travaglio, dice cose vere già nei libri? Non c'entra: mai in tv…

E già che ci sono inserisco anche l'immancabile link a YouTube: Travaglio su Rai3

Ed infine riporto un intervento, di quelli al vetriolo come nel suo stile, di Angelo Aquilino che in tempi non sospetti - correva l'anno 2002 - scriveva così:

Da ragazzo frequentavo il collegio dei salesiani a Palermo, da alunno interno. La messa tutte le mattine, la domenica due messe. Un metodo più che sicuro per diventare ateo oppure agnostico da adulto. I preti erano dei gran tecnici sul piano scolastico delle materie classiche e letterarie ed usavano mezzi efficaci per insegnarci un buon italiano. Chi veniva colto a parlare in dialetto siciliano subiva la severa punizione di imparare poesie a memoria. Dopo tanti anni ho ancora nel mio repertorio: quasi tutto il primo libro dell'Iliade; gran parte dei Sepolcri; il 5 maggio di Manzoni; un paio di canti dell'Inferno. Era chiaramente una sopraffazione dell'identità culturale, ma a quel tempo (anni 50) non si ragionava in questi termini. Adesso vivo in Sardegna da più di trent'anni e dalla mia terra di origine mi arrivano echi sbiaditi non so quanto attendibili. Ho sentito dire che alcuni termini del nostro dialetto sono stati italianizzati d'autorità. Ad esempio il sicilianissimo Schifìo sarebbe stato tradotto in Schifani.

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