sabato 29 marzo 2008

La porta in faccia


di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com

Ho contato fino a dieci. Perché così consiglia un vecchio adagio e perché così consiglia il buon senso. Ho contato fino a dieci perché prima bisognava vedere quali erano le reali intenzioni. Ma ad ulteriore conferma che i proverbi non sono una sciocchezza, un retaggio qualunquista del passato, ma rappresentano una sintesi estrema ma profonda delle virtù e soprattutto dei vizi dell'essere umano, si è ahimé avverata una mia previsione azzardata all'indomani della chiusura del sito pdsardegna.it a favore del "nuovo" sito ufficiale del Partito Democratico in Sardegna, una previsione fatta sotto voce con la premessa che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci s'azzecca. Il fatto è noto: esisteva un sito (da sette anni) prima dscagliari.it, poi pdsardegna.it, che rappresentava uno spazio democratico di confronto e dibattito tra persone che nell'area di centrosinistra si riconoscono ma che all'area di centrosinistra hanno tanto da dire. Un sito che non era diretta espressione della dirigenza del partito e che da questa è stato sempre ignorato nonostante i ripetuti inviti ad intervenire ai dibattiti telematici che si sviluppavano con cadenza più o meno settimanale. Un sito che aveva il pregio principale di dimostrare ai lettori/elettori che si poteva far politica all'intero di un Partito anche senza condividerne tutte le scelte e tutte le posizioni. Che soprattutto dopo la spiazzante (in termini di ideologie e schieramenti) novità del PD, era possibile tentare di imprimere un nuovo circolo virtuoso che partisse dal basso e che contribuisse a scompaginare i vecchi schemi politici e partitici fatti di chiusura, lentezza, esclusione del cittadino, distanza. Beh, ora questo sito non esiste più. Non esiste più perché la dirigenza del Partito ha chiesto che venisse ceduto lo spazio ad un nuovo soggetto al quale è stato assegnato il compito di creare, su standard nazionale, il "sito ufficiale" del Partito Democratico in Sardegna. Al di là della profonda mancanza di rispetto personale dimostrata dal nuovo Responsabile il quale non si è degnato di "intervistare" e/o contattare, né tantomeno di coinvolgere nessuno dei redattori di pdsardegna.it, il nuovo sito "ufficiale" del PD sardo è la quintessenza della retorica autocelebrativa tipica del vecchio modo di fare campagna elettorale. Slogan, foto, liste della spesa (il programma), bacheca di appuntamenti. Stop. Nemmeno una traccia di commento, di dibattito, di considerazione, di spazio pubblico. Nemmeno il link al blog del Circolo telematico n. 1, o magari il link ai vecchi interventi fatti su pdsardegna.it. Niente, tabula rasa. Una irritante manifestazione di arroganza verticistica che ha prodotto un sitarello che scimmiotta quello nazionale, il quale ha almeno il pregio di lasciare uno spazio libero ai lettori e che comunque può contare su interventi di personaggi di un certo calibro e che non necessariamente sono appiattiti sulle decisioni della dirigenza, pur tenendo conto dei toni soft utilizzati per muovere critiche in piena campagna elettorale. Il motivo di questa illuminante manovra della dirigenza sarda rientra comunque perfettamente nello schema isolano (ma anche nazionale - se si esclude la spinta innovatrice di Veltroni) fatto di paura della critica, di rendita di posizione, di ignoranza strategica, ma soprattutto di incapacità a tener botta alla impressionante spinta che dal basso preme per un cambiamento. Non so se sia più preoccupante concludere che la dirigenza sarda non ha capito l'importanza fondamentale della rete nel futuro della vita politica e dunque anche dei consensi oltre che dei contenuti, oppure che pur comprendendone l'importanza ne ha di fatto paura. Che uomo è chi ha paura delle critiche e del confronto? Non un uomo dal quale mi fa piacere essere "governato" certamente.

Doveroso Errata Corrige: il link ai vecchi articoli del sito pdsardegna.it c'è nel nuovo sito in questione. Piccolo, in un angolino, ma c'è. Rendiamo grazie a Mr. Madeddu.

mercoledì 26 marzo 2008

Assemblea aperta per presentazione Circolo di Ussana

Il coordinamento del PD ussanese
dal sito
http://lanostraussana.blogspot.com

Sabato 29 Marzo 2008 alle ore 17.30, presso il circolo “Antonio Gramsci” in via Sant’Angelo 18, si terrà un’assemblea aperta a tutti, col seguente ordine del giorno:
- inaugurazione del circolo;
- presentazione dei candidati del PD;
- presentazione del programma del PD;
- Consegna attestati primarie 14 ottobre;
Saranno presenti: Amalia Schirru - candidata PD alla Camera dei Deputati, Paolo Fadda - candidato PD alla Camera dei Deputati, Valentina Sanna - direttivo regionale PD, Silvio Cherchi - consigliere regionale PD.

martedì 25 marzo 2008

Nasce il Circolo di Serrenti


di Luca Becciu
dal sito
www.pdserrenti.it

A Serrenti si è costituito il Partito Democratico. Il gruppo dirigente è formato da 30 persone, 15 donne e 15 uomini, nella stragrande maggioranza sotto i 30 anni e con molteplici esperienze nel campo dell'impegno sociale. Una delle prime attività del nuovo gruppo dirigente è stata quella della creazione di un sito dove poter discutere di politica, incontrarsi e confrontarsi con i cittadini e gli elettori. Il sito internet è raggiungibile all'indirizzo http://www.pdserrenti.it/. Tra gli ultimi post vi invitiamo a soffermarvi sul programma del Partito Democratico per le Elezioni politiche del 2008, pubblicati nella sezione "Italia". Accedete al sito, registratevi e commentate tutti i post e in particolare i 12 punti dell'azione di governo del Premier Walter Veltroni.

domenica 23 marzo 2008

Il Tibet vittima dell'ipocrisia della Comunità Internazionale


di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com

La paura più grande che ha attraversato la schiena di un po' tutti gli attori della drammatica situazione tibetana, è stata quella di trovarsi alla vigilia di un nuovo periodo di guerra civile e sanguinaria repressione come quella - non l'unica ma probabilmente la più violenta - del biennio 1966/1968. Gli atti di vandalismo organizzato e mirato, la sistematica persecuzione delle persone, dei simboli, delle istituzioni tibetane perpetrate ininterrottamente e impunemente in quegli anni dall'esercito cinese, rappresentano ancora oggi uno shock indelebile nella coscienza collettiva del popolo tibetano. Per avere un ordine di grandezza della tragedia che il popolo tibetano ha attraversato e sta tutt'oggi subendo, bisogna ricordare che dal 1950 - anno in cui l'esercito di "liberazione" cinese entrò in Tibet con il pretesto di liberarlo dall'imperialismo inglese, approffittando della distrazione che la contemporanea guerra tra le due Coree generava - si contano circa 200 mila profughi (perlopiù rifiugiatisi in India), danni incalcolabili ad opere d'arte, edifici di culto, luoghi sacri, e quel che più deve far riflettere, circa un milione e mezzo di vittime. Come è facile comprendere, la stima delle vittime è assolutamente deficitaria e approssimativa, e probabilmente in difetto. Il governo cinese ha sistematicamente tentato di cancellare dalla faccia della terra il popolo tibetano - acutizzando la propria morsa repressiva nei periodi in cui il Dalai Lama si opponeva con più forza, magari con atti di diplomazia internazionale. Il motivo è chiaramente di natura economica e strategica: posizione ottimale posta tra India e Cina, imponenti e vitali riserve d'acqua, giacimenti di minerali preziosi come oro e soprattutto uranio. L'unica speranza per i tibetani e per le loro terre e la loro millenaria cultura, è rappresentata dal carisma del proprio leader, il Dalai Lama Tenzin Gyatso - premio Nobel per la Pace nel 1989 e dalla comunità internazionale. Una comunità internazionale che si è interessata al caso Tibet solo a corrente alternata e che non ha mai - e tuttora continua a non avere - il coraggio di boicottare, riprendere, denunciare con forza il gigante cinese. Nemmeno alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino si riesce a trovare la forza di porre delle ferme condizioni al regime comunista cinese, e ci si continua a piegare, con acrobazie verbali ipocrite e in alcuni casi addirittura pretestuose, alle perverse logiche di una realpolitik - al potere degli interessi economici e strategici in sostanza - che sta ammorbando la diplomazia internazionale. L'unica nota positiva che è venuta fuori da questa nuova crisi Cina/Tibet, è il ruolo da protagonista che la rete si è saputa ritagliare anche in questa drammatica circostanza. Nonostante le censure attuate sui principali portali Internet, alcuni blog privati sono riusciti a trasmettere al mondo intero immagini esclusive di quanto stava accadendo in Tibet nei giorni della rivolta, rendendo possibile una chiave di lettura della realtà dei fatti non più criptata dal governo cinese. In un sistema in cui l'informazione è sempre più in mano ai gruppi di potere, la potenzialità democratica che la rete offre rappresenta un importante tessera del mosaico della quali tutti dovremo tener conto.

sabato 22 marzo 2008

Quando anche gli operai votano a destra


di Massimo Marini
dal blog http://massimomarini.blogspot.com

Il sondaggio è sulla bocca di tutti, su tutti i giornali. Fino a vent'anni fa la percentuale di cittadini appartenenti alla classe operaia che votava a sinistra raggiungeva percentuali quasi bulgare. Quest'anno, probabilmente per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, a causa della fallimentare e sempre più distratta politica della sinistra riformista, ma anche e soprattutto della sinistra radicale, la maggioranza dei così detti operai, voterà per Berlusconi. Sarà perché dato che non sono arrivati risposte e fatti concreti dalla sinistra al Governo sul tema del lavoro, si cerca perlomeno di ricavare qualcosa sul tema della sicurezza e della concorrenza del lavoro extra-comunitario dalla destra? O forse la litigiosità e l'inconcludenza del centrosinistra stanno irritando il cittadino-operaio? O forse il programma politico della Pdl in materia di lavoro dipendente (specie per quanto riguarda le tasse) convince di più? Si può biasimare un operaio - ma mettiamoci pure un impiegato, che tanto il livello salariale al sud non è poi così differente tra queste due "categorie", che decide di votare Pdl e Berlusconi perché, non importa come, promettono di abbassare la pressione fiscale? Riuscirà il PD a spezzare con argomenti plausibili l'equazione sinistra (o giù di lì) = tasse?

martedì 18 marzo 2008

W la Repubblica!

di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com
e dal sito
www.beppegrillo.it

Io non credo che ci sia bisogno di ulteriori commenti. Il quotidiano La Repubblica che prima diffama Grillo e poi ritratta a stretto giro. La situazione è talmente preoccupante che non credo ci sia da aggiungere molto. Riporto solo un estratto di un commento che Anarcadia ha fatto su questo blog "...Ti faccio un esempio: la democrazia liberale, al contrario di una dittatura, non prevede censure agli organi di informazione, ma, di fatto, siccome a parlare è chi ha i soldi per parlare tramite i media, sta di fatto che una censura comunque avviene, perchè è ovvio che chi detiene il potere di persuasione difficilmente lo userà per suggerire al popolo ipotesi diverse da quelle che a lui faranno comodo. Se la persuasione sta alla democrazia come la forza sta alla dittatura, è ovvio che il problema della parzialità dei media è un problema strutturale che lascia lo stato liberale in balìa dei poteri economici, esautorando in essi l'autorità del popolo e del potere politico che quel popolo dovrebbe rappresentare..."

domenica 16 marzo 2008

L'effetto Unione nel nuovo PD


di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com

Se si va al di là dell'effetto provocato dalla decisione di Veltroni di correre da solo per le elezioni di aprile, e si cerca di comprendere più in profondità la natura del nuovo soggetto riformista, ci si accorge probabilmente che le differenze con la classica coalizione di centrosinistra all'italiana non sono poi tante. A mio avviso la smania di inclusione che sta prendendo Veltroni sta diventando piuttosto pericolosa e sta riportando il PD in quel vortice di prese di posizione, differenze, distinguo e personalismi che ha contraddistinto in negativo l'esperienza dell'Ulivo e dell'Unione. I c.d. teodem sembrano non voler arretrare di un passo sulle questioni etiche legate ai diritti degli omosessuali e della ricerca scientifica, posizioni diametralmente opposte a quelle dei radicali che oltretutto già scalpitano per non aver ottenuto i posti sicuri che si aspettavano nelle liste elettorali. Così come gli "industriali illuminati" Calearo e Colaninno hanno una visione decisamente distante dagli ex DS in materia di lavoro e diritti dei lavoratori. L'impressione è che si stia tentando di fare una sorta di nuova DC senza però quel magnetismo che ha contraddistinto la balena bianca, figlio non solo della più carismatica classe dirigente del dopoguerra italiano, ma anche e soprattutto di uno scenario politico e mediatico profondamente diverso, a destra come a sinistra. Se si aggiunge poi che i vari leaderini delle diverse posizioni stanno nuovamente iniziando a rilasciare dichiarazioni "fuori sincrono" con la dirigenza, si comprende meglio cosa intendo per "effetto Unione" nel PD. La base del Partito, così come gli elettori che simpatizzano per il progetto, vogliono l'assoluta certezza che ciò non accada, vogliono un Partito riformista capace di trovare la sintesi delle proposte delle proprie anime senza lacerazioni o divisioni intestine, vogliono un Partito in grado di prendersi le proprie responsabilità di governo. Ci si aspetta un Partito consapevole che governare significa anche scontentare qualcuno, sporcarsi le mani. Un Partito capace di arrivare in fondo alle questioni senza farsi travolgere dalle ingerenze o dalle urla ad alta voce (penso ai Dico come alle liberalizzazioni, ma penso anche alla tutela dei lavoratori e dell'ambiente). Ho avuto più volte modo di criticare l'operato di Zapatero dalle colonne del sito DS di Cagliari per le scelte piuttosto discutibili che il leader spagnolo nascondeva fra le pieghe delle importanti ed eclatanti riforme che ne hanno contraddistino il primo mandato, ma è anche vero che il PSOE è un esempio lampante di come si fa Governo in modo responsabile e autonomo. La stragrande maggioranza dei cittadini elettori non è così interessata al "come" la classe dirigente politica intenda risolvere i problemi, quanto al fatto che si inizi ad affrontarli e a risolverli in modo concreto, senza inutili perdite di tempo dietro le ideologie, i personalismi, le virgole, i se e i ma. Il PD può incarnare questo superamento dei concetti di destra e sinistra dietro il più propositivo termine "riformista" ma lo deve fare con convinzione, senza se e senza ma appunto.

giovedì 13 marzo 2008

Veltroni come Obama, una speranza di cambiamento.


di Simone Campus

dal sito http://www.pdsardegna.it

Barack Obama è l'assoluta novità delle primarie USA. Una novità dirompente. Un anno fa Obama ha lanciato la sua candidatura a Springfield, nel luogo dove nel 1858 il repubblicano Abramo Lincoln aveva pronunciato uno dei suoi più famosi discorsi contro la schiavitù. Nel 2000, alla convention di Los Angeles che incoronò Al Gore, non lo avevano nemmeno fatto entrare. Il discorso è lo stesso che in questi anni ha ripetuto centinaia di volte, ottimista, speranzoso e kennedyano. Per questo la corsa di Obama è già andata oltre la stretta contingenza della candidatura alla presidenza ed è diventato un fatto culturale che sta entrando pesantemente anche nella campagna elettorale italiana. Obama percorre l'America in lungo e in largo ed è motore di uno straordinario entusiasmo che non conosce confini partitici e ideologici. Walter Veltroni ha descritto il senatore dell'Illinois come il nuovo Kennedy. Per i giovani è il nuovo messia di Washington, una rock star prestata alla politica, un salvatore della patria capace, come ripete lui stesso a ogni comizio, di poter "guarire il paese" e tirarlo fuori dalle trincee delle battaglie culturali degli anni Sessanta e da quelle partitiche dei Novanta. Ed è da qui che dovrebbero ripartire anche i democratici italiani che hanno finalmente trovato un leader forte in Walter Veltroni. Come ha scritto Paolo Mieli, la scelta del Partito democratico di presentarsi da solo alle elezioni non è un espediente. D'altra parte se il centrosinistra si fosse ripresentato insieme, come nel 2006, l'esito sarebbe stato comunque catastrofico. Una catastrofe dipesa non tanto dalla prova offerta dal governo Prodi che «nelle condizioni date ha offerto una prestazione di tutto rispetto». L'esito per il centrosinistra sarebbe negativo invece per l'indisponibilità di partitini a farsi carico della logica di coalizione, «ovvero del rispetto del principio di maggioranza all'interno della coalizione stessa». «La novità Obama, come quella Veltroni, non sta nelle sue proposte politiche, nella sua opposizione alla guerra in Iraq, nelle sue ricette economiche. Non è questo che entra nella pancia degli elettori». Veltroni e Obama sono il messaggio. Rappresentano un cambiamento che più radicale non potrebbe. Le loro parole sono rese credibili dalle rispettive storie personali. Le loro armi sono la retorica ispirata all'ottimismo e alla credibilità di una proposta politica coerente. Walter Veltroni non poteva presentarsi alla guida di un partito legato ad alleati indisciplinati ed inaffidabili, e bene ha fatto a correre in solitudine. «A questo punto della storia della sinistra italiana, si tratta di una costrizione provvidenziale che ha obbligato il Pd a tagliare d'un colpo un nodo che altrimenti sarebbe rimasto ancora a lungo aggrovigliato [Mieli]». Il senatore Ted Kennedy si è schierato al fianco di Barack Obama. All'American University di Washington ha dichiarato: «Sento aria di cambiamento. Barack è un uomo con uno straordinario spirito di leadership e un temperamento unico». Secondo Kennedy sono le battaglie per i diritti civili, la giustizia sociale e le pari opportunità in economia a fare di lui il Jfk del 2000. «Dall'inizio Barack si è opposto alla guerra in Iraq - ha ricordato Kennedy - e non ha permesso a nessuno di negare l'evidenza dei fatti». Sul palco dell'American University oltre al candidato afro-americano, e al senatore del Massachusetts, c'erano il figlio Patrick e la nipote Caroline, figlia di Jfk: «Obama ispira lo stesso senso di speranza e di fiducia». Il pensiero va inevitabilmente a Veltroni, innamorato della figura di JFK. Walter uno che quando parla vola alto, all'economia preferisce la visioni immaginifiche, vuole ridare speranza all'Italia in crisi, vuole ricucire le divisioni che attraversano lo stivale. Sogna un partito capace di gettare ponti, di unire gli estremi, che parli a tutti, ma governi con le idee chiare. Walter scava tra la gente e lo fa con passione, un ardore che non si vedeva dal 1996, seducendo proprio quei giovani che erano i più lontani dalla politica e che adesso sono la sua forza, la sua armata invincibile. Quello che sta determinando il Partito democratico nel panorama politico italiano (sempre che Veltroni riesca a tenere in barba alle irragionevoli obiezioni di alcuni dei suoi) va al di là di ciò che si deciderà il 13 e 14 aprile. Se il Pd uscirà consacrato da un risultato abbondantemente superiore al 30 per cento, anche in caso di sconfitta, potrà dispiegare una politica potente in grado di dare frutti molto prima di quanto si pensi. E' vero che il Popolo delle libertà al nastro di partenza per la corsa del 13 aprile ha maggiori chances di vittoria, ma è altrettanto vero, come dice Mieli, che la coalizione berlusconiana è in grande ritardo sulla via della formazione di un partito unico e questo agli occhi di chi vuole investire in stabilità conta. I sondaggi dicono che la principale forza di W.V. è di essere percepito come il candidato del cambiamento, per questo non voglio farmi sfuggire l'occasione per augurarmi che Veltroni riesca a ridare anche a noi quello che Obama sembra possa ridare agli americani: una speranza.

lunedì 10 marzo 2008

Come farsi del male da soli: parte 1 - Massimo Calearo


di Massimo Marini e dangp
dai blog
ladridimarmellate@blogspot.com
e massimomarini@blogspot.com

Chi dice che nel PD non sono stati riportati i valori fondanti della Sinistra italiana si sbaglia di grosso. Il masochismo ad esempio è presente a dosi massicce. E quale modo migliore di alimentare questo masochismo, questa a tratti grottesca capacità dei vertici del centrosinistra italiano di farsi del male con delle scelte francamente incomprensibili se non candidare il più improbabile degli industriali progressisti. Che non si dica per favore che lo si è fatto per abbracciare più larghi consensi. Con questo tipo di scelte si mortifica l'entusiasmo di chi prova a vedere nel PD qualcosa di diverso (della serie non bastava la Binetti?). Personalmente non avrei nessuna preclusione ideologica a candidare "capitani d'impresa", però si poteva scegliere con minor ansia da prestazione. Due righe sul nostro:

Massimo Calearo è un industriale che opera nel settore delle telecomunicazioni, ma anche: presidente dell'Associazione industriali di Vicenza, già presidente di Federmeccanica, consigliere della Banca d'Italia di Vicenza, Presidente del Comitato locale di Unicredit e Consigliere amministrativo del Gruppo Athesis. Si è schierato a favore del blocco delle importazioni dalla Cina, ha difeso la Legge Biagi e la riforma della scuola di Letizia Moratti, nonché lo sciopero fiscale proclamato dalla Lega Nord. A Ballarò ha dato il meglio di se, dichiarando candidamente che Mastella ha salvato l'Italia da un Governo che sembrava un “fritto misto”, che finalmente Visco e le sue tasse non ci saranno più e che la Legge 30 è un'ottima legge e va salvaguardata. Si attendono istruzioni in merito.

sabato 8 marzo 2008

Web e politica in Italia: anno zero


di Massimo Marini
dal blog massimomarini.blogspot.com
e dal sito www.pdsardegna.it


E' dalle elezioni del 2001 che negli USA si parla di rivoluzione telematica legata al mondo della politica, dei consensi, delle elezioni. Ma è soltanto quest'anno che si sta assistendo effettivamente ad un exploit del peso specifico della campagna elettorale on-line nella corsa alla Casa Bianca, passando per le primarie s'intende. Obama Barrack deve una buona percentuale della sua popolarità alla capacità che ha saputo dimostrare nella gestione del nuovo media. Senza contare l'inaspettato successo che la raccolta fondi dal web sta avendo proprio a vantaggio del candidato democratico. In Italia invece l'uso di internet a fini propagandistici è ancora a livello per così dire embrionale. Tutti i partiti hanno un sito ufficiale naturalmente, ed alcuni sono anche molto ben curati e realizzati. Alla fine dei conti però sembrano essere più dei depliant, delle brochure multimediali con in più magari la possibilità di tenersi aggiornati su eventi e manifestazioni. Manca ancora l'interattività. Nei siti dei partiti manca proprio l'elettore. I tentativi messi in atto da alcuni leader di partito di crearsi un blog per dare parvenza di coinvolgimento sono sostanzialmente tutti falliti. Siti chiusi dopo poche settimane di pubblicazione, spesso poco aggiornati, immobilizzati dalla troppa censura e probabilmente mai gestiti realmente dal leader in questione. Qualche timido tentativo di coinvolgimento lo hanno tentato nella scorsa campagna elettorale i siti di Rifondazione con il tormentore "Io Voglio" e di Forza Italia con i suoi sondaggi. E' però il PD a gettare le basi di un coinvolgimento più strutturato, meno legato alla campagna elettorale del momento e alla propaganda frenetica del periodo pre-elettorale. Lo ha fatto in un modo molto semplice: permettendo, per Statuto, la creazione di Circoli Telematici slegati di fatto dal territorio dei propri iscritti, completamente liberi di gestire le attività a partire dalla rete, di coinvolgere, mediante lo strumento del blog, la partecipazione anche di cittadini che al PD non hanno interesse ad iscriversi e che magari, dal "di fuori" possono apportare quel valore aggiunto (la critica - l'osservazione - la contestazione - l'informazione) che ai normali Circoli tradizionali "chiusi" sfugge per loro stessa natura. Il PD sta tentando attraverso il suo Network di dare voce a quante più persone riesce, pur nei limiti che la dispersività di una iniziativa di questo tipo porta inevitabilmente con sé. Limiti però che attraverso una promozione più convinta del Circolo Telematico - la quale probabilmente avverrà a bocce ferme, dopo il voto - verranno superati grazie all'ovvio effetto calamita che i blog dei Circoli sapranno generare. Il Circolo Telematico n. 1 aperto da Giovanni Corrao è un esempio di come questo tipo di iniziative interessi la grandissima platea di cittadini-elettori che fanno del web oramai uno strumento di lavoro, svago ma anche di informazione e partecipazione. Dopo appena una settimana l'interesse riscosso fa ben sperare nell'iniziativa, soprattutto alla luce del fatto che fino ad ora le persone che hanno collaborato nella pubblicazione degli interventi sono cittadini-elettori che non nascondono la loro perplessità verso diversi aspetti del programma del PD, ma che allo stesso tempo intendono sottolineare il proprio pensiero con degli interventi che a mio giudizio sono quelli con il valore aggiunto maggiore. Naturalmente come tutti gli esperimenti, questa è una iniziativa che può andare bene, ma anche male. La staticità (per non dire la scarsa lungimiranza) dei leader nazionali e regionali (soprattutto), unita alla diffidenza e freddezza che spesso gli iscritti "tradizionali" hanno dimostrato davanti a questo tipo di iniziative, possono certamente rappresentare un'incognita pericolosa. Ma se il PD vuole veramente diventare cosa altra dal modo di fare politica che ancora oggi attanaglia il nostro Paese, non può lasciarsi sfuggire l'occasione offertagli dalla rete.

venerdì 7 marzo 2008

Bye Bye Mastella!


di Angelo Aquilino

dal sito www.pdsardegna.it

La furbizia è l'idea che ogni stupido ha dell'intelligenza (Pino Caruso).

La Sardegna ha avuto, e continua ad avere, un certo numero di esponenti politici convinti che quella indicata dal re di Ceppaloni sia una strada percorribile. Ad esempio Mario Floris è riuscito per oltre due anni a fare il Presidente della giunta regionale capeggiando un gruppo di tre consiglieri su ottanta. La cosa faceva andare fuori dai gangheri Mauro Pili che pur essendo leader di una forte coalizione comprendente varie forze politiche (Forza Italia, Alleanza Nazionale ed UDC), non riusciva a fare il Presidente. Nella presente legislatura ha provato a fare la stessa cosa anche Marraccini. Seguendo l'esempio del segretario nazionale del suo partito, ossia Mastella, ma stavolta la diversa legge elettorale e la personalità del Presidente Soru, lo ha messo fuori gioco e dunque non ha trovato di meglio che cambiare schieramento. Molti vetero-democristiani, di stirpe dorotea, continuano a pensare che quello dei ricatti e della saturazione di posti di sottogoverno sia un modo lecito e praticabile di fare politica. Finalmente la fine politica di Mastella (speriamo definitiva) ci dice che forse questo non è vero. Molti italiani, che pur di trovare motivi di ottimismo e di fiducia nel futuro si aggrapperebbero ad un fuscello, concorderanno che questa è l'unica vera buona notizia di queste prossime elezioni politiche e di questa campagna elettorale.

mercoledì 5 marzo 2008

I candidati del Pd in Sardegna


di Giovanni Corrao
dal sito
www.pdsardegna.it

I candidati quasi sicuri li abbiamo letti dai giornali, ma fino alla presentazione definitiva delle liste non vi è nulla di certo. Il rinnovamento, diciamo la verità, c'è stato. Molte donne, esclusi eccellenti, l'esperienza che si compenetra al nuovo ed alla voglia di fare. Qualcuno si aspettava di più? Forse si. Ma dobbiamo essere realisti nel notare che alcuni uscenti sono rimasti in parlamento solo due anni scarsi, molto meno delle tre legislature poste come limite massimo dallo Statuto. Degli otto probabili tre degli ex non sono più nella lista: in cambio troviamo donne e giovani.
Vale comunque la pena notare che, ad oggi, le notizie che arrivano dall'altro versante, quello del Popolo berlusconiano, sono di riconferma totale degli uscenti che, ci sembra di ricordare, sono gli stessi già riconfermati, ... e così via. Il Pdl va verso l'immobilismo delle persone, dei programmi, delle scelte, e, purtroppo, anche delle azioni di governo in caso di vittoria elettorale che, nonostante gli sbandieramenti del Cavaliere, noi non diamo affatto per certa.

I candidati Pd alla Camera:
1) Parisi Arturo; 2) Schirru Amalia; 3) Fadda Paolo; 4) Pes Caterina; 5) Calvisi Giulio; 6) Marrocu Siro; 7) Melis Guido; 8) Cucca Giuseppe; 9) Giagu Giovanni; 10) Balloi Carlo; 11) Demuro Gianmario; 12) Daga Enrico; 13) Demuru Efisio; 14) Medau Carla; 15) Pinna Rossella; 16) Pintus Massimo; 17) Mameli Tiziana; 18) Secci Giuseppina

I candidati Pd al Senato:
1) Cabras Antonello; 2) Scanu Gian Piero; 3) Sbarbati Luciana; 4) Sanna Francesco; 5) Tidu Costantino; 6) Cabras Cristina; 7) Unida Giuseppina; 8) Casula Antonangelo; 9) Dettori Bruno

Gli uscenti (elezioni 2006):
  • Camera: Parisi, Schirru, Soro, Em. Sanna, Paolo Fadda
  • Senato: Antonello Cabras, Gianni Nieddu, Salvatore Ladu
  • Sulle liste del PD


    di Samuele Siani

    dal blog http://noncontromaper.splinder.com

    Sono uscite le liste del Partito Democratico per Camera e Senato. Vorrei fare due riflessioni, senza entrare nel merito della lite coi Radicali, anche perché credo che Veltroni saprà rimettere a posto la cosa e non farà la figura del cioccolataio dopo aver stabilito i nove posti certi per gli uomini e le donne della Bonino. Spulciando qui e là, alcune buone cose e alcune meno simpatiche. Tra quelle meno, molti "giovani" capolista, tra cui quella alla Camera per il Lazio, Marianna Madia, che più che essere una ricercatrice (il termine "giovane economista" aveva fatto sorridere Chiara Saraceno a Ballarò) è la classica rampolla di buona famiglia. Non che la cosa mi faccia montare il cristo, ma l'intervista che ha rilasciato al Corriere, quella sì. Meglio sarebbe dire: "Sì, provengo da una famiglia alto-borghese, di avvocati e amica di politici. Ho confidenza con la gente che conta. E voglio utilizzare questi miei privilegi a favore di chi non è stato altrettanto fortunato". Magari... E poi c'è la buona notizia. I vari teodem sono stati candidati, sì, come per certi versi è giusto che sia (non per me comunque) in un partito che si vuole pluralista. Ma candidati alla Camera. Il che significa che se il PD gareggia per vincere e vincesse davvero, con i teodem alla Camera e non al Senato (dove invece i numeri saranno comunque molto vicini) si potrebbero discutere di diritti civili. I teodem alla Camera potrebbero votare - democraticamente - come vuole la Chiesa, ma allo stesso tempo non avrebbero modo di fare alcun ricatto. Alla Camera il loro voto varrebbe come qualsiasi altro (avete per caso notato che Capezzone ha votato sempre contro il Governo Prodi? Ha forse dato fastidio che l'ex pupillo di Pannella avesse sentito il dolce richiamo delle destre? Nessuno se n'è accorto). Questo è un buon segnale. Candidato anche il bravo Scalfarotto, ma in una posizione a rischio nella lista per la Camera, Lombardia 1. Daje Ivan!

    martedì 4 marzo 2008

    Liste pulite: ma perché è così difficile?


    di dangp
    dal blog
    http://ladridimarmellate.blogspot.com


    Di Pietro l'ha messo come condizione per allearsi con il PD vista la vergogna degli anni che vanno dal 2001 al 2006 dove in parlamento contava 25 pregiudicati. Durante la prima candidatura Berlusconi pretendeva una fedina penale pulita per i suoi candidati ma poi ha cambiato idea. Bondi dice che nel PDL non verranno candidati i condannati tranne quelli per reati politici, chi stabilisce quali siano i reati politici è da vedere. La costituente aveva previsto l'immunità per i reati tipici della politica che non comprendevano i reati di mafia, la frode e il falso in bilancio. Berlusconi vuole ripristinare l' autorizzazione a procedere per i politici, probabilmente perché ha ancora diversi processi a suo carico. Previti è stato condannato ma il padrone no.20 dei 25 pregiudicati nel parlamento erano in Forza Italia ma ora il Cavaliere ne ha importato un paio dall' UDC, come se Dell'Utri e gli altri non bastassero. Pomicino dice che ha alcune condanne ma più assoluzioni, dunque per differenza algebrica è un angioletto. Vito ha confessato 20 tangenti ma ha patteggiato per altri reati nei quali si definiva innocente. Casini ha candidato Cosimo Mele anche se era stato arrestato per tangenti, poi lo ha espulso per un coca party. Veltroni non vuole condannati per reati gravi, può andare bene Carra che è stato condannato per aver giurato il falso davanti al giudice. Il povero Mastella non può candidare mezzo partito perché è in carcere. Questa è la sintesi del pensiero di Marco Travaglio che ad Annozero ha ancora una volta dato un esempio di come si fa il giornalista.

    domenica 2 marzo 2008

    Tornano i fascisti e nessuno dice nulla


    di Massimo Marini
    dal blog massimomarini.blogspot.com


    Furio Colombo nel suo editoriale di domenica 2 marzo ci ricorda in modo lucido e puntuale che nel nostro Paese sta avvenendo un qualcosa di inaudito rispetto al resto d'Europa, e che naturalmente i media non ne sottolineano la particolarità in alcun modo. Sta prendendo forma e corpo una nuova destra fascista ed orgogliosa di esserlo. Attenzione però, quello che più allarma Colombo, e che più dovrebbe allarmare tutti noi, è che non si tratta della rinascita di un semplice partito nostalgico, con magari la foto del duce nella sala riunioni o con "Facetta nera" come colonna sonora dei convegni, ma si tratta di una nuova destra fascista che parte da "Blocco studentesco" e arriva ai salotti buoni della mondanità italiana. Una destra che passando per la Santanché e Storace, ha oggi quegli strumenti culturali e di preparazione storica che le permettono di rileggere in modo fazioso, strumentale ma efficace la storia delle Foibe, dei "martiri italiani" (i repubblichini), che le permettono di cavalcare l'antipolitica in modo devastante e distruttivo, antidemocratico e antiborghese. Una nuova destra strutturata e solida, ben lontana dai grotteschi e patetici tentativi di rinascita del logo fascista a cui abbiamo assistito in tutti questi anni.

    E la Sinistra?
    Personalmente ritengo fulminante nella sua sintesi la conclusione a cui è giunto Augias su Repubblica di qualche giorno fa: "I giovani di Sinistra hanno perso l'iniziativa. Non hanno capito in tempo che bisognava mettere da parte il dibattito sulle ideologie che oramai interessano poco, e lottare invece per i problemi di ogni giorno". Ma io mi chiedo: i giovani che oggi stanno guardando con interesse o addirittura stanno contribuendo a far crescere il progetto del PD, saranno in grado di superare sia lo sterile dibattito ideologico, sia il freddo verticismo che comunque ancora sembra esserci dentro il PD, per concentrarsi realmente sui problemi di ogni giorno studiandone le cause e proponendone soluzioni? Definire questa una sfida epocale non mi pare enfatico o eccessivo francamente. Specie se gli "altri giovani" si chiamano Blocco studentesco, giovani industriali berlusconiani oppure giovani di Sinistra forse un po' troppo impegnati a "guardarsi allo specchio" e a recriminare sulla mancanza della falce e martello dal simbolo elettorale.