giovedì 13 marzo 2008

Veltroni come Obama, una speranza di cambiamento.


di Simone Campus

dal sito http://www.pdsardegna.it

Barack Obama è l'assoluta novità delle primarie USA. Una novità dirompente. Un anno fa Obama ha lanciato la sua candidatura a Springfield, nel luogo dove nel 1858 il repubblicano Abramo Lincoln aveva pronunciato uno dei suoi più famosi discorsi contro la schiavitù. Nel 2000, alla convention di Los Angeles che incoronò Al Gore, non lo avevano nemmeno fatto entrare. Il discorso è lo stesso che in questi anni ha ripetuto centinaia di volte, ottimista, speranzoso e kennedyano. Per questo la corsa di Obama è già andata oltre la stretta contingenza della candidatura alla presidenza ed è diventato un fatto culturale che sta entrando pesantemente anche nella campagna elettorale italiana. Obama percorre l'America in lungo e in largo ed è motore di uno straordinario entusiasmo che non conosce confini partitici e ideologici. Walter Veltroni ha descritto il senatore dell'Illinois come il nuovo Kennedy. Per i giovani è il nuovo messia di Washington, una rock star prestata alla politica, un salvatore della patria capace, come ripete lui stesso a ogni comizio, di poter "guarire il paese" e tirarlo fuori dalle trincee delle battaglie culturali degli anni Sessanta e da quelle partitiche dei Novanta. Ed è da qui che dovrebbero ripartire anche i democratici italiani che hanno finalmente trovato un leader forte in Walter Veltroni. Come ha scritto Paolo Mieli, la scelta del Partito democratico di presentarsi da solo alle elezioni non è un espediente. D'altra parte se il centrosinistra si fosse ripresentato insieme, come nel 2006, l'esito sarebbe stato comunque catastrofico. Una catastrofe dipesa non tanto dalla prova offerta dal governo Prodi che «nelle condizioni date ha offerto una prestazione di tutto rispetto». L'esito per il centrosinistra sarebbe negativo invece per l'indisponibilità di partitini a farsi carico della logica di coalizione, «ovvero del rispetto del principio di maggioranza all'interno della coalizione stessa». «La novità Obama, come quella Veltroni, non sta nelle sue proposte politiche, nella sua opposizione alla guerra in Iraq, nelle sue ricette economiche. Non è questo che entra nella pancia degli elettori». Veltroni e Obama sono il messaggio. Rappresentano un cambiamento che più radicale non potrebbe. Le loro parole sono rese credibili dalle rispettive storie personali. Le loro armi sono la retorica ispirata all'ottimismo e alla credibilità di una proposta politica coerente. Walter Veltroni non poteva presentarsi alla guida di un partito legato ad alleati indisciplinati ed inaffidabili, e bene ha fatto a correre in solitudine. «A questo punto della storia della sinistra italiana, si tratta di una costrizione provvidenziale che ha obbligato il Pd a tagliare d'un colpo un nodo che altrimenti sarebbe rimasto ancora a lungo aggrovigliato [Mieli]». Il senatore Ted Kennedy si è schierato al fianco di Barack Obama. All'American University di Washington ha dichiarato: «Sento aria di cambiamento. Barack è un uomo con uno straordinario spirito di leadership e un temperamento unico». Secondo Kennedy sono le battaglie per i diritti civili, la giustizia sociale e le pari opportunità in economia a fare di lui il Jfk del 2000. «Dall'inizio Barack si è opposto alla guerra in Iraq - ha ricordato Kennedy - e non ha permesso a nessuno di negare l'evidenza dei fatti». Sul palco dell'American University oltre al candidato afro-americano, e al senatore del Massachusetts, c'erano il figlio Patrick e la nipote Caroline, figlia di Jfk: «Obama ispira lo stesso senso di speranza e di fiducia». Il pensiero va inevitabilmente a Veltroni, innamorato della figura di JFK. Walter uno che quando parla vola alto, all'economia preferisce la visioni immaginifiche, vuole ridare speranza all'Italia in crisi, vuole ricucire le divisioni che attraversano lo stivale. Sogna un partito capace di gettare ponti, di unire gli estremi, che parli a tutti, ma governi con le idee chiare. Walter scava tra la gente e lo fa con passione, un ardore che non si vedeva dal 1996, seducendo proprio quei giovani che erano i più lontani dalla politica e che adesso sono la sua forza, la sua armata invincibile. Quello che sta determinando il Partito democratico nel panorama politico italiano (sempre che Veltroni riesca a tenere in barba alle irragionevoli obiezioni di alcuni dei suoi) va al di là di ciò che si deciderà il 13 e 14 aprile. Se il Pd uscirà consacrato da un risultato abbondantemente superiore al 30 per cento, anche in caso di sconfitta, potrà dispiegare una politica potente in grado di dare frutti molto prima di quanto si pensi. E' vero che il Popolo delle libertà al nastro di partenza per la corsa del 13 aprile ha maggiori chances di vittoria, ma è altrettanto vero, come dice Mieli, che la coalizione berlusconiana è in grande ritardo sulla via della formazione di un partito unico e questo agli occhi di chi vuole investire in stabilità conta. I sondaggi dicono che la principale forza di W.V. è di essere percepito come il candidato del cambiamento, per questo non voglio farmi sfuggire l'occasione per augurarmi che Veltroni riesca a ridare anche a noi quello che Obama sembra possa ridare agli americani: una speranza.

3 commenti:

Massimo Marini ha detto...

Sono d'accordo solo in parte. In primo luogo Veltroni non è esattamente nuovo come lo è Obama nel più dispersivo panorama politico USA. Non ha obbiettivamente lo stesso carisma nell'arringare le folle, forse anche perché in Italia si è decisamente meno inclini ai facili entusiasmi dei raduni all'americana (a parte Forza Italia, discorso a sè stante). E poi sinceramente non sono così convinto che i cittadini abbiamo tanta voglia o interesse ad ascoltare "visioni immaginifiche", quanto invece siano più interessati a sapere con certezza da dove, chi governerà, ha intenzione di tirare fuori i soldi per FARE le cose che promette. Quanto al risultato elettorale "abbondantemente sopra il 30%" francamente sono un po' pessimista. Penso che puntare al 25 sia un obiettivo più realistico. Spero di essere smentito. E se il risultato invece dovesse essere basso, in modo imbarazzante basso? Mah.

Carlo Dore jr. ha detto...

In ordine ai temi trattati in uqesto articolo, mi permetto di segnalarae il mio scritto "Alla ricerca dello Zapatero italiano", pubblicato sul mio blog e sul sito www.altravoce.net. Saluti, Carlo Dore jr.

Massimo Marini ha detto...

Guarda Carlo, piuttosto che pubblicizzare i tuoi interventi - che tra l'altro trovo sempre estremamente interessanti e mai banali - mi farebbe un enorme piacere se partecipassi attivamente con i tuoi commenti e le tue considerazioni qui sul blog. A presto e in bon'ora.