domenica 16 marzo 2008

L'effetto Unione nel nuovo PD


di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com

Se si va al di là dell'effetto provocato dalla decisione di Veltroni di correre da solo per le elezioni di aprile, e si cerca di comprendere più in profondità la natura del nuovo soggetto riformista, ci si accorge probabilmente che le differenze con la classica coalizione di centrosinistra all'italiana non sono poi tante. A mio avviso la smania di inclusione che sta prendendo Veltroni sta diventando piuttosto pericolosa e sta riportando il PD in quel vortice di prese di posizione, differenze, distinguo e personalismi che ha contraddistinto in negativo l'esperienza dell'Ulivo e dell'Unione. I c.d. teodem sembrano non voler arretrare di un passo sulle questioni etiche legate ai diritti degli omosessuali e della ricerca scientifica, posizioni diametralmente opposte a quelle dei radicali che oltretutto già scalpitano per non aver ottenuto i posti sicuri che si aspettavano nelle liste elettorali. Così come gli "industriali illuminati" Calearo e Colaninno hanno una visione decisamente distante dagli ex DS in materia di lavoro e diritti dei lavoratori. L'impressione è che si stia tentando di fare una sorta di nuova DC senza però quel magnetismo che ha contraddistinto la balena bianca, figlio non solo della più carismatica classe dirigente del dopoguerra italiano, ma anche e soprattutto di uno scenario politico e mediatico profondamente diverso, a destra come a sinistra. Se si aggiunge poi che i vari leaderini delle diverse posizioni stanno nuovamente iniziando a rilasciare dichiarazioni "fuori sincrono" con la dirigenza, si comprende meglio cosa intendo per "effetto Unione" nel PD. La base del Partito, così come gli elettori che simpatizzano per il progetto, vogliono l'assoluta certezza che ciò non accada, vogliono un Partito riformista capace di trovare la sintesi delle proposte delle proprie anime senza lacerazioni o divisioni intestine, vogliono un Partito in grado di prendersi le proprie responsabilità di governo. Ci si aspetta un Partito consapevole che governare significa anche scontentare qualcuno, sporcarsi le mani. Un Partito capace di arrivare in fondo alle questioni senza farsi travolgere dalle ingerenze o dalle urla ad alta voce (penso ai Dico come alle liberalizzazioni, ma penso anche alla tutela dei lavoratori e dell'ambiente). Ho avuto più volte modo di criticare l'operato di Zapatero dalle colonne del sito DS di Cagliari per le scelte piuttosto discutibili che il leader spagnolo nascondeva fra le pieghe delle importanti ed eclatanti riforme che ne hanno contraddistino il primo mandato, ma è anche vero che il PSOE è un esempio lampante di come si fa Governo in modo responsabile e autonomo. La stragrande maggioranza dei cittadini elettori non è così interessata al "come" la classe dirigente politica intenda risolvere i problemi, quanto al fatto che si inizi ad affrontarli e a risolverli in modo concreto, senza inutili perdite di tempo dietro le ideologie, i personalismi, le virgole, i se e i ma. Il PD può incarnare questo superamento dei concetti di destra e sinistra dietro il più propositivo termine "riformista" ma lo deve fare con convinzione, senza se e senza ma appunto.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Come si può pensare che LA STESSA GENTE che è TUTTORA (sebbene con incarichi amministrativi, sino alle elezioni) al governo, se venisse rieletta con LA STESSA LEGGE ELETTORALE con cui è salita ed è tuttora al governo, potrebbe fare qualcosa di diverso da quello che ha mostrato da due anni a questa parte? Solo perchè ha cambiato nome? Ridicolo. Solo perchè ha firmato un programma comune? Già visto. O solo perchè Bertinotti si è levato dalle palle? E chi dice che non ne avranno ancora bisogno? Dunque?

Senza contare che la parola "riformista", di per sè, non vuol dire assolutamente niente (anche i fascisti riformarono lo stato, no? Eccome, se lo fecero!!): che gente partecipa, alle riforme? E quali ideologie hanno alle spalle, questa gente? Cosa sappiamo di loro? Sui Radicali qualcosa sappiamo (e dovrebbe bastare a fuggirli come la peste, anche solo per quel loro americanismo spinto), su DiPietro qualcosa sappiamo (giustizialismo), sui cattolici qualcosa sappiamo (ma cosa, poi? I personaggi sono talmente eterogenei)...e sui DS? Qualcuno si è mai chiesto PER DAVVERO quale ideologia stia dietro i DS? E da quanto tempo? Vi dice niente questo, pensando ai governi Prodi?

"a fronte del reiterarsi di governi "tecnici" alla guida della Repubblica Italiana, è lecito evocare a suo proposito l'incubazione e l'incipiente realizzazione di un'ipotesi fabiana, "pragmatica" e di basso profilo ideologico, di Welfare State tecnocratico ad altissimo tasso di pressione fiscale e amministrativa, caratterizzato all'interno da una promossa e crescente atrofia del corpo sociale e all'esterno dalla riduzione a livello di sopravvivenza della sovranità statuale in un più ampio disegno mondialista."

http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/f_fabianesimo.htm

http://vitabeffarda.splinder.com/post/16310018/Finalmente%21%21

Ecco a voi un simpatico brano, per meditare (vi nascondo il nome dell'autore, magari avrete voglia di fare una piccola ricerca):

'Pensiamo, per un attimo, di quali misere idee siano infarciti, di norma, quelli che vengono chiamati programmi di partito, e come, di volta in volta, vengano riadattati alle mutate idee correnti. Tutte le mattine il rappresentante del popolo arriva sino alla sede del Parlamento; se non entra, riesce ad arrivare perlomeno in anticamera dove viene affisso l'elenco dei parlamentari presenti: è su questo elenco, che il nostro, servendo la Nazione, scrive il proprio nome, ed è per questa fatica enorme, giornaliera, che incassa un profumato indennizzo. Passati quattro anni, o avvicinandosi sempre più lo scioglimento della Camera, detti signori vengono sollecitati da un impulso irrefrenabile, al pari della larva destinata a trasformarsi in farfalla, codesti vermi di parlamento abbandonano così il rifugio e volano fuori, dal popolo. Ricominciano nuovamente a parlare agli elettori narrando loro come siano ostinati gli altri, e di come essi abbiano invece duramente lavorato; succede invece che il popolo, questa massa d'ingrati, invece di applausi lancia sul loro viso insulti e urla piene di odio. In genere, se l'ingratitudine popolare tocca livelli molto alti tocca rimediare con l'unico toccasana possibile: migliorare ancora i programmi. Perciò la commissione si rinnova e risorge, dando di nuovo vita all'eterno inganno. Conoscendo bene la testarda idiozia dell'umanità intera non dobbiamo poi stupirci dei risultati. E' così che il gregge del proletariato e della borghesia rientra nella stalla, tenuto per mano dal nuovo, invitante programma, pronto a rieleggere coloro che l'hanno ingannato. Con questo l'uomo delegato dal popolo a rappresentarlo si ritrasforma nelle vesti del verme di parlamento, e riprende nuovamente a nutrirsi con le fronde dell'albero statale.
Anarcadia

Massimo Marini ha detto...

Premettendo che sono ancora deficitario di risposte nei tuoi confronti per mancanza di tempo purtroppo, ma che ho intenzione entro questa settimana almeno di "provare" ad avanzare le mie obiezioni e i miei punti di vista, volevo farti una domanda molto semplice: ma tu queste cose (passami il termine generico "queste cose") le pensi solo rapportate al sistema politico italiano, oppure è una considerazione generalizzata di tutte le democrazie?

Barbagi@nni ha detto...

Chi è incazzato ha tutto il diritto di esserlo: la politica dovrebbe precedere la società, non inseguirla. Comunque un fatto è certo: erano maturi i tempi per cambiare la legge elettorale, in senso coagulante, tanto che il Pd comunque si candida da solo (o quasi), ed il Pdl è stato costretto a rincorrere sul tema.
Berlusconi ha sbagliato a non attendere l'approvazione della nuova legge elettorale (Bozza Bianco), per la fretta di ridiventare Presidente del consiglio. Ora c'è l'incertezza del risultato elettorale: se al senato si arriva ad un pareggio saranno guai. ... per il paese naturalmente!

Anonimo ha detto...

@Massimo, la tua è un'ottima domanda, a cui ora risponderò: io sto parlando della condizione italiana, che è quella che conosco. Ti faccio presente che l'ultimo brano che riporto, provocatorio, mostra come le democrazie liberali portino con sè delle problematiche "strutturali" che solo in parte sono dovute alla bassa qualità culturale e civica dei popoli (nel senso che i politici, provenendo dal popolo, si portano dietro pregi e difetti del popolo da cui provengono, in linea di massima). Ti faccio un esempio: la democrazia liberale, al contrario di una dittatura, non prevede censure agli organi di informazione, ma, di fatto, siccome a parlare è chi ha i soldi per parlare tramite i media, sta di fatto che una censura comunque avviene, perchè è ovvio che chi detiene il potere di persuasione difficilmente lo userà per soggerire al popolo ipotesi diverse da quelle che a lui faranno comodo. Se la persuasione sta alla democrazia come la forza sta alla dittatura, è ovvio che il problema della parzialità dei media è un problema strutturale che lascia lo stato liberale in balìa dei poteri economici, esautorando in essi l'autorità del popolo e del potere politico che quel popolo dovrebbe rappresentare.
Anarcadia

Anonimo ha detto...

Massimo, ma lo vedi come parlano? la vedi la retorica?

LEGGE ELETTORALE??? COAGULANTE? GUAI PER TUTTI??? Ma cosa dici, Barbagianni? Qual'è la tua ideologia fondante? Qual'è la tua idea di mondo? Qual'è la tua idea di Italia? Da chi prende i soldi, il "tuo" partito? Quali interessi economici tutela? E non dirmi che non ne tutela, perchè basta dare un'occhiata a quel che ha fatto Prodi, per vedere chi ne ha giovato! parli di coagulazione delle forze politiche? Ma ti stanno prendendo in giro, oppure sei consapevole del fatto che PD e PDL hanno le stesse idee praticamente su tutti i punti fondanti?

Qui siamo incastrati tra NATO, UE, WTO, Fondo Monetario e ancora c'è qualcuno che ha il coraggio di parlare di politica tirando additando un pareggio col berlusca come il vero rischio, come se si stesse parlando di amministrare un paesino del '400 tra guelfi e ghibellini?
Anarcadia

Massimo Marini ha detto...

Guarda Anarcadia, diciamo così, le tue considerazioni sono spesso inopinabili. Quando evidenzi che oggi parlare di Sinistra e Destra nello scenario partitico italiano risulta essere pressoché inutile, quando sottolinei le connivenze tra i vertici dei partiti c.d. riformisti e i poteri forti dell'economia, quando riporti il significato storico di certi termini e di certe attribuzioni. Lasciando per ora da parte le risposte nel merito - che lo so che sono quelle che più a te interessano - vorrei capire qual è la tua ricetta al netto del veleno che sei solito riversare sull'attuale classe politica italiana. Mi spiego, E NON VORREI ESSERE FRAINTESO su questo tema: anche io sono ASSOLUTAMENTE convinto che l'attuale classe dirigente e politica italiana sia probabilmente quanto di peggio circoli nei Paesi occidentali, e questo a Destra come a Sinistra. Ma io mi chiedo, come pensi che possano cambiare le cose, le persone, le dirigenze, le politiche, se persone come te e come tante altre - ovvero colte, preparate, critiche - continuano a rimanere in un certo senso fuori dai giochi e pertanto di fatto inermi (inerti?) davanti a questa triste realtà? L'entusiasmo che alcuni giovani stanno investendo nel PD, credimi non è dato esclusivamente dalla PAROLE scritte nel programma, quanto dalla speranza che questa operazione politica sia realmente l'inizio di un coinvolgimento differente dei cittadini. Al netto delle ideologie che oggi sbiadiscono, come giustamente hai fatto notare tu, cazziandomi pure. Quando i vertici della Margherita e dei DS hanno "aperto il coperchio" dei partiti facendo, anche in modo demagogico, populista, retorico se vuoi, un'operazione "simpatia" stimolando la partecipazione dei cittadini, sono rimasti letteralmente spiazzati dalla partecipazione della gente. Hanno aperto la questione dell'organizzazione, delle regole, delle candidature, e ne sono rimasti quasi travolti - tanto che in alcuni casi sono dovuti ritornare sui propri passi, sicuramente spaventati dalla possibilità che questa inattesa onda anomala di partecipazione, interesse, voglia di scompaginare dei cittadini elettori, li detronizzasse tutti sul serio! Per farla breve, in che modo pensi che le cose si possano realmente cambiare (se, secondo te si possono realmente cambiare)?

Anonimo ha detto...

@Massimo, innanzitutto c'è da dire che le mie posizioni, per quanto opinabili, non sono ancora state oggetto di discussione, ne' qui, ne' da Tuba.

Poi c'è da dire un'altra cosa: vero è che i nostri politici siano delle teste di legno, ma questo non significa che il pericolo stia in questo: non c'è burattino senza burattinaio, mi pare, e riporto qui il mai abbastanza compianto Pasolini che ricordava fino all'ultimo che NON ESISTONO VUOTI DI POTERE. Spesso gente in buona fede come te crede che la propria buona fede, andandosi a sostituire grazie all'impegno attivo alle attuali teste di legno, possa risolvere la situazione: non è così, perchè chi dirige farà "salire" solo quelli che con la dirigenza concordano, e gli altri, quelli che non avran saputo ridurre la propria testa a testa di legno per ingenuità, fiducia malriposta o solo per piacere a chi sta sopra, resteranno sempre e soltanto in basso a daree credibilità con la loro onestà e la loro intelligenza ad un sistema che E' MARCIO. Se proprio non si vuole smettere di dare credibilità a questo sistema, perpetuando l'assurdo rito del voto, non c'è a mio avviso altra possibilità se non quella di capire quale gruppo stia dirigendo quale partito, riconoscere quale obiettivo tale gruppo, se vincesse, perseguirà per primo e quindi votare chi realizzerà come prima cosa quel qualcosa che per noi è prioritario sul resto. Senza sperare che aldilà di quello cambi nulla, però, ben inteso! Il fatto è che bisogna seguire molte piste per iniziare a capire il vero volto degli schieramenti, e chiedersi, davanti ad ogni novità: CHI CI GUADAGNA REALMENTE?? Il problema, caro Massimo, è che ci vuole un gran lavoro per capire a cosa in realtà stia puntando ogni gruppo politico, e quindi a dare una mano senza sapere si rischia di prenderla in quel posto.

Per il resto, hai presente la termodinamica? Dice che per portare ordine ci vuole energia, e che più è complesso l'ordine da costituire, più energia sarà necessario impiegare. Ora noi, da soli, non abbiamo l'energia sufficiente a contrastare questa gente o a cambiare le linee guida di un partito eterodiretto, però abbiamo energia sufficiente per informarci su ciò che ci è tenuto nascosto, e quindi per insegnare a qualcun altro a cercare così come stiamo cercando noi. E' quello che sto facendo: parlare con te, qui ed ora, di queste cose, è la mia risposta alla tua domanda, Massimo.
Anarcadia

Anonimo ha detto...

Due cose, Massimo:

1) ti chiedo scusa: per un mio errore madornale avevo letto "Opinabili" invece che "INopinabili". Ho denotato una certa "cosa di paglia", abbia pazienza!!

2) '...persone [...] colte, preparate, critiche - continuano a rimanere in un certo senso fuori dai giochi e pertanto di fatto inermi (inerti?)...'

Questa tua frase, in special modo, si riallaccia alla conclusione del mio intervento precedente: per quale assurdo motivo il mio parlare con te di certi temi dovrebbe essere un atto meno politico di quello di offrir sostegno ad un partito? E' più politico il gesto di cuocer pizze gratis alla festa del'unità, perchè così si sostiene un partito, piuttosto che il riflettere di politica (in vista delle proprie scelte di ogni giorno) assieme ad altri, dal di fuori di un partito? Io dico che lo sono entrambi, e dico anche che facilmente potrai convenire anche tu con me, su questo, no?
Anarcadia

Massimo Marini ha detto...

Ma è chiaro che si fa politica anche con il solo parlarne. Ma converrai facilmente anche tu che dal di dentro che si possono contrastare meglio certe tendenze. Ricordo perfettamente ad esempio che quando era nell'aria il mega inciucio per abolire l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, fu una fortissima pressione dalla base dei partiti di sinistra a convincere/obbligare i vertici a far cadere la cosa. Chiaro che a volte riesce (in quella circostanza anche per il forte appoggio dato dall'allora astro nascente Cofferati), molto più spesso no, come è stato in questa legislatura per i Dico.

Anonimo ha detto...

L'esempio che porti (art.18) lo trovo convincente, Massimo, e ti dò ragione. Ciò che denuncio sono altre due cose, che non invalidano quanto giustamente dici:

1) Fare politica non significa necesasriamente operare all'interno di un partito, ne' aderire ad un partito, pur con spirito critico, è l'unico modo di fare azione politica;

2) aderire ad un partito senza interrogarsi, aldilà dell'adesione ai programmi del "qui e ora", senza interrogarsi e documentarsi sull'ideologia di fondo di tale partito, rischia di tramutarsi in una presa per i fondelli a proprie spese in cui al danno del tempo perso si unisce la beffa della disillusione, con disfattismo conseguente e perdita di fiudcia dovuta alla sensazione di aver visto tradita la propria buona fede. Non ti pare che questi due punti possano tranquillamente coesistere con il sano spirito critico di cui parli citando appunto l'esempio dell'art.18? Direi proprio di si, io.
Anarcadia