martedì 18 marzo 2008

W la Repubblica!

di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com
e dal sito
www.beppegrillo.it

Io non credo che ci sia bisogno di ulteriori commenti. Il quotidiano La Repubblica che prima diffama Grillo e poi ritratta a stretto giro. La situazione è talmente preoccupante che non credo ci sia da aggiungere molto. Riporto solo un estratto di un commento che Anarcadia ha fatto su questo blog "...Ti faccio un esempio: la democrazia liberale, al contrario di una dittatura, non prevede censure agli organi di informazione, ma, di fatto, siccome a parlare è chi ha i soldi per parlare tramite i media, sta di fatto che una censura comunque avviene, perchè è ovvio che chi detiene il potere di persuasione difficilmente lo userà per suggerire al popolo ipotesi diverse da quelle che a lui faranno comodo. Se la persuasione sta alla democrazia come la forza sta alla dittatura, è ovvio che il problema della parzialità dei media è un problema strutturale che lascia lo stato liberale in balìa dei poteri economici, esautorando in essi l'autorità del popolo e del potere politico che quel popolo dovrebbe rappresentare..."

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vorrei ringraziare Massimo per la citazione, apportando un piccolo contributo alla discussione:

"[…] Roberto Quaglia è uno scrittore di fantascienza, con una evidente conoscenza approfondita del linguaggio cinematografico. Proprio per queste sue competenze, è in grado di rivelare il trucco e indicare gli effetti speciali usati dai registi. Il grande «rumore di fondo», per cominciare, in cui si sperdono le notizie autentiche tra un mare di informazioni irrilevanti o sceme. Lo stalinismo era un totalitarismo basato sul «mito della razionalità», spiega Quaglia: per questo, aveva paura dei libri (veicoli di altre razionalità), li temeva e li proibiva. Oggi viviamo in un «totalitarismo democratico che si fonda sul mito della libertà». In quanto tale, il potere non ha più paura dei libri. «Più libri ci sono, più il mito della libertà esce rafforzato», perché ciò che i libri contengono è irrilevante, l'importante è che si è liberi di pubblicarli. Possiamo dire lo stesso per i telegiornali e le inchieste TV (come sa bene la Gabanelli): dite quel che volete, falsità o verità, non vedete che siete liberi? Uno o due libri che dicono la verità […] non sono pericolosi. Pochi li leggeranno. L'importante è che quella tesi resti lontana dai grandi media, specie dalle TV, resti «marginale» opera di «pochi sconosciuti». Aiuta in questa disinformazione un meccanismo mentale ben noto: ci sono realtà che ci è difficile accettare perché troppo dolorose. […]. Chi potrebbe credere, esemplifica Quaglia, che tua mamma ha cercato scientemente e ripetutamente di avvelenarti e di farti morire? Non ci crederai. Specie se a farti la rivelazione è il fruttivendolo. Ci crederai, ed affronterai la dolorosa realtà che tua madre è un'omicida, solo se te lo dice il commissario di polizia - ossia la persona «autorizzata» e «competente» in delitti - e se la notizia va sul TG1 in prima serata, altra fonte «autorevole». Il trucco dunque è semplice: basta mantenere chi dice la verità nella condizione di «fruttivendolo», di «signor nessuno» […]. Il rifiuto della realtà è stato a lungo e scientemente preparato dall'industria dell'irrealtà, Hollywood. In Independence Day non abbiamo visto un coraggioso presidente che combatte e vince, fisicamente e di persona, contro malvagi terroristi irrazionali? In Armageddon (un grande asteroide minaccia la terra e viene distrutto da bombe atomiche guidate da Bruce Willis) non ci ha inculcato l'idea «che grossi problemi hanno di regola solo grandi soluzioni militari»? E forse non sapete che nel settembre 2001 era già pronto per la distribuzione Anthrax, «un film sul tema di un'epidemia di antrace in America, il primo a occuparsi di questo batterio che quasi nessuno conosceva». Quando le lettere all'antrace arrivarono davvero, il film Anthrax fu venduto in DVD. La vera potenza degli Stati Uniti sta in queste «armi di banalizzazione di massa», dice Quaglia. Il cui scopo è «la semplificazione estrema del processo con cui la gente distingue il bene dal male». In una «disneyzzazione della realtà percepita», dove i Buoni si riconoscono subito come Buoni, e i Cattivi hanno tutti i caratteri dei Cattivi […].[…]." (Maurizio Blondet, Effedieffe, 21-11-2007)

«Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo» (Goethe).

«Oggi la stampa non è più il nemico, oggi la stampa collabora con il governo: tirano la stessa carretta». (Joseph Goebbels).

Poi, per concludere, vorrei lasciarvi con un link ad un estratto di un film-documentario che, sebbene di produzione americana, può tornare utile anche a noi qui in Italia: questo film sta facendo il giro del mondo via rete, e ovviamente è solo una traccia di ricerca che poi ciascuno potrà prendersi la briga di approfondire.
Anarcadia