sabato 22 marzo 2008

Quando anche gli operai votano a destra


di Massimo Marini
dal blog http://massimomarini.blogspot.com

Il sondaggio è sulla bocca di tutti, su tutti i giornali. Fino a vent'anni fa la percentuale di cittadini appartenenti alla classe operaia che votava a sinistra raggiungeva percentuali quasi bulgare. Quest'anno, probabilmente per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, a causa della fallimentare e sempre più distratta politica della sinistra riformista, ma anche e soprattutto della sinistra radicale, la maggioranza dei così detti operai, voterà per Berlusconi. Sarà perché dato che non sono arrivati risposte e fatti concreti dalla sinistra al Governo sul tema del lavoro, si cerca perlomeno di ricavare qualcosa sul tema della sicurezza e della concorrenza del lavoro extra-comunitario dalla destra? O forse la litigiosità e l'inconcludenza del centrosinistra stanno irritando il cittadino-operaio? O forse il programma politico della Pdl in materia di lavoro dipendente (specie per quanto riguarda le tasse) convince di più? Si può biasimare un operaio - ma mettiamoci pure un impiegato, che tanto il livello salariale al sud non è poi così differente tra queste due "categorie", che decide di votare Pdl e Berlusconi perché, non importa come, promettono di abbassare la pressione fiscale? Riuscirà il PD a spezzare con argomenti plausibili l'equazione sinistra (o giù di lì) = tasse?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Qualcuno disse, secondo me a ragione, che l'Italia è un paese "fisiologicamente" di destra. Io credo che le prove di governo della sinistra siano state deludenti sotto molti aspetti, e credo anche che agli occhi di un operaio tra il difetto di aver fatto leggi ad personam e il difetto di aver aumentato pressione fiscale, non ci siano paragoni: già Dostoevskij faceva spiegare al suo grande inquisitore (I Fratelli Karamazov) che il popolo vuole molto più il pane e la sicurezza, della libertà. Senza contare che anche sulle libertà la sinistra si è mostrata deludente: se da un lato essa ha aumentato la pressione burocratica restringendo enormemente quel poco di nero che ancora permette alla nostra economia di godere di un po' di consumo, dall'altra ha mostrato un internazionalismo vergognosamente complice con i grandi potentati economici transatlantici. C'è da dire che Berlusconi, se non altro perchè è lui a voler mangiare nel "giardino Italia", mostrò una politica molto più protezionistica, e quindi rasserenante.

In conclusione, io credo che la gente voti preferibilmente a destra non tanto perchè capisce poco, quanto perchè DI FATTO preferisce la destra. Bisorrebbe capire, a questo punto, semplicemente cosa ciascuno di noi intenda per "male minore": vero è che bisogna un po' pensare al futuro, ma è vero anche che sacrificare tutto a un futuro migliore potrebbe vederci morire prima di aver goduto degli effètti dei nostri sacrifici. Mi pare che gli italiani, ogni volta che si siano trovati in questo dubbio, abbiano preferito mangiare: come dargli torto, se ci si pensa? Il futuro migliore è una fede che si ha col rischio di non vederla realizzata, ma la fame è una tragica realtà, quando c'è.
Anarcadia