giovedì 12 giugno 2008

Chiuso


Per ovvi motivi (che magari, se avrò voglia e tempo, spiegherò nel mio blog). Chi ha interesse e piacere a seguire gli articoli delle persone che hanno collaborato a questo tentativo di democrazia on-line, eccone i link principali:
Massimo Marini - massimomarini.blogspot.com
Samuele Siani - noncontromaper.splinder.com
Dangp - ladridimarmellate.blogspot.com

Un ringraziamento e un saluto a tutti coloro i quali sono passati di qua.

lunedì 26 maggio 2008

Discriminante


di Samuele Siani
dal blog
http://noncontromaper.splinder.com

Della triste, penosa intervista del neo-ministro per le Pari Opportunità, Maria Rosaria Carfagna (il link lo trovate in fondo) vorrei solo soffermarmi su due punti. Il primo, riguardante il fatto che il ministro ritiene come al giorno d'oggi, nessuno più considera l'omosessualità una malattia. Nulla di più falso o quantomeno il ministro non è informato. Ricorda infatti il ministro che l'omosessualità è stata associata a malattia non più tardi di un anno fa, da Paola Binetti, psichiatra e numeraria dell'Opus Dei, nella trasmissione Tetris? Ricorda il ministro che si arrivò a parlare di una fantomatica lobby gay che aveva fatto pressione per togliere dal DSM l'omosessualità? Ricorda il ministro gli accostamenti fra omosessualità e pedofilia – questa sì, una patologia – o il connubio "amore debole" utilizzati dal Papa e dai capi della CEI? Ricorda che ella stessa, mediante una astuta citazione, parlò delle coppie omosessuali come di "costituzionalmente sterili"? Ricorda il ministro la discussione rilanciata da Liberazione sulla terapia riparativa? Il secondo, per quanto dichiara il ministro Carfagna nella chiusura dell'intervista: «Le associazioni nazionali dei gay dicono che in due anni ci sono stati 12 casi di vittime di violenza omosessuale? Ma hanno presente i dati della violenza e della molestia sessuale sulle donne? Almeno 6-7 milioni ogni anno.» Se il ministro, Maria Rosaria Carfagna non comprende che ci si può occupare di entrambe le situazioni da lei citate e si dovrebbe evitare questi confronti fra categorie discriminate e fra vittime; se non comprende che la discriminazione è comunque discriminazione, che l'abuso è comunque abuso sia che colpisca uno, cento o mille vittime; se non comprende che il Pride si è impegnato sempre nei confronti di tutte le discriminazioni, anche quelle sulle donne – senza doverle ricordare, per altro, che anche le lesbiche sono donne e anche le lesbiche rientrano tra le vittime dei maschi; mi risulta ancor più difficile sperare che possa comprendere come, in un certo mondo omosessuale – penso a quello degli amori fugaci dei parchi cittadini, per esempio – sia estremamente complicato dimostrare un caso di omofobia ed estremamente difficile avere cifre di denuncie da citare poiché molte vittime – tra cui padri di famiglia – si vergognano di ammettere pubblicamente le rapine, le violenze e perfino gli stupri subiti in luighi di battuage. Ritengo che il ministro Carfagna con queste affermazioni decise stia cercando in primo luogo di dimostrarsi molto determinata, in particolar modo, forse, verso i suoi colleghi maschi. Se ella stessa si sente discriminata per il suo passato, eviti di dimostrare la sua determinatezza e la sua tenacia a sfavore di categorie di persone. E inizi a farsi chiamare col suo nome, Maria Rosaria, anziché Mara, che sarà meno bello, ma sarebbe un buon modo per iniziare a combattere le discriminazioni. La notte è cominciata.

Intervista del Ministro per le Pari Opportunità al Corsera
La tristezza delle associazioni e la risposta spietata del ministro a Vladimir Luxuria

venerdì 23 maggio 2008

(In)coerenze


di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com

L'impressione è che da un momento all'altro esca qualcuno da qualche angolo e gridi sorridente e beffardo "Benvenuti su Scherzi a Parte", o magari "Sorridi, sei su Candid Camera". Francamente non si spiegherebbe altrimenti questo improvviso fiorir d'amore tardo primaverile tra le due maggiori forze politiche del Paese. Naturalmente è auspicabile che in una democrazia parlamentare seria e matura non ci si insulti ad ogni occasione, specie quando le prese di posizione sono puramente di tifoseria e convenienza (ideologia no, è una parola troppo nobile per i nostri tempi). Ma questo ridicolo valzer del "prego prima Lei" "no, prima Lei, insisto" sta diventando stucchevole, patetico, ma allo stesso tempo estremamente preoccupante. Appare più come il preambolo ad una tombale chiusura verso le forze che dal basso premono per il cambiamento, un assestamento definitivo delle posizioni di potere che potrebbero diventare inattaccabili se davvero si andasse verso un puro sistema bipartitico. E questo non perché il sistema bipartitico, o comunque "un grande partito" sia un male in sé, ma perché la struttura delle due più grandi sigle italiane non ammette il reale coinvolgimento della base, ma si limita ad interpretarne gli umori, facendo spesso leva solo gli argomenti di pancia. Il rischio vero e concreto è che fra qualche anno ci saranno due sole forze al potere che si spartiranno, inattaccabili appunto, quanto c'è da spartirsi. E le prime avvisaglie di ciò si cominciano a vedere nei fatti, in questo provvedimento sicurezza/rifiuti nel quale sono stati infilati due decreti, uno per Rete4 e l'altro per il patteggiamento allargato, nel silenzio più assoluto di stampa, tv e PD. L'unico a puntare il dito è stato l'Italia dei Valori. E qui arriviamo al nodo della questione. Di Pietro è stato accusato da tutti, PD compreso, di incoerenza verso gli elettori in quanto non ha aderito al gruppo unico del Partito Democratico in Parlamento come aveva promesso in campagna elettorale. Vero, anzi verissimo. Ma c'è da chiedersi, per onestà intellettuale: è più incoerente l'Idv per non aver mantenuto la promessa di confluire nel PD - all'indomani di uno straordinario risultato elettorale che implicitamente ne ha indicato un cammino distinto dal Partitone, o è più incoerente il PD che una volta passata la bufera elettorale ha iniziato a flirtare con Berlusconi in modo quasi pornografico infischiandosene della propria base che a gran voce chiede di essere rappresentata in modo deciso e pulito? A mio giudizio l'incoerenza politica va ricercata nella sostanza e non nella forma, e in questo senso mi pare sia lampante chi fra i due partiti di opposizione riformista sia più incoerente. Ora Di Pietro si ritrova a rappresentare l'unica opposizione reale in Parlamento - a meno di cambiamenti di strategia da parte del PD, auspicabili ma improbabili - e a giudicare dalla fibrillazione che sta provocando nel "Sistema" gli sta pure venendo bene. Strano Paese quello in cui se dici cose oggettivamente vere ti additano di disfattismo, irresponsabilità, giustizialismo. Strano Paese quello in cui se cerchi di far bene il tuo lavoro di opposizione parlamentare, ovvero di evidenziare le carenze o le magagne dei provvedimenti della maggioranza, proponendo tue soluzioni, vieni tacciato di anacronistico protagonismo.

martedì 13 maggio 2008

Travagli democratici

di Massimo Marini
dal blog
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L'intenzione era quella di scrivere due righe su quanto accaduto lo scorso fine settimana a Marco Travaglio per via della sua intervista rilasciata alla trasmissione "Che tempo che fa" di Fazio su Rai3. Ma ho letto l'articolo di Andrea Pusceddu sul sito di altravoce.net e l'ho trovato praticamente perfetto, nei toni, nei riferimenti e nelle conclusioni. Dunque, mi limito semplicemente a riportare il link: Larghe intese, che brutto tempo che fa. Tutti contro Travaglio, dice cose vere già nei libri? Non c'entra: mai in tv…

E già che ci sono inserisco anche l'immancabile link a YouTube: Travaglio su Rai3

Ed infine riporto un intervento, di quelli al vetriolo come nel suo stile, di Angelo Aquilino che in tempi non sospetti - correva l'anno 2002 - scriveva così:

Da ragazzo frequentavo il collegio dei salesiani a Palermo, da alunno interno. La messa tutte le mattine, la domenica due messe. Un metodo più che sicuro per diventare ateo oppure agnostico da adulto. I preti erano dei gran tecnici sul piano scolastico delle materie classiche e letterarie ed usavano mezzi efficaci per insegnarci un buon italiano. Chi veniva colto a parlare in dialetto siciliano subiva la severa punizione di imparare poesie a memoria. Dopo tanti anni ho ancora nel mio repertorio: quasi tutto il primo libro dell'Iliade; gran parte dei Sepolcri; il 5 maggio di Manzoni; un paio di canti dell'Inferno. Era chiaramente una sopraffazione dell'identità culturale, ma a quel tempo (anni 50) non si ragionava in questi termini. Adesso vivo in Sardegna da più di trent'anni e dalla mia terra di origine mi arrivano echi sbiaditi non so quanto attendibili. Ho sentito dire che alcuni termini del nostro dialetto sono stati italianizzati d'autorità. Ad esempio il sicilianissimo Schifìo sarebbe stato tradotto in Schifani.

venerdì 9 maggio 2008

Aldo e Peppino


di dangp
dal blog
http://ladridimarmellate.blogspot.com/

Aldo Moro è stato un politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana. Venne rapito il 16 marzo 1978 ed ucciso il 9 maggio successivo da appartenenti al gruppo terrorista delle Brigate Rosse. La vicenda del suo rapimento è, ancora oggi, piena di ombre che vengono raccontate di rado quando si commemora la sua scomparsa. Nello stesso giorno venne assassinato Peppino Impastato con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Peppino Impastato nel 1976 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, capeggiati da Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga. Nel 1978 si candida alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria e viene assassinato nel corso della campagna elettorale. Per molte persone Impastato è diventato il simbolo della lotta alla mafia, dell'impegno civile e giornalistico contro la criminalità. Quando avremo finito di indignarci per i giovani che perdono la memoria storica sulla vicenda Moro, proviamo ad indignarci anche per aver perso la memoria storica di Impastato. Forse non esistono memorie di serie A e di serie B, ma sicuramente esistono memorie di destra e di sinistra e tutto ciò è molto triste.

sabato 3 maggio 2008

Tutto sbagliato, tutto da rifare... o quasi.


di Massimo Marini
dal blog
http://massimomarini.blogspot.com

Dopo la batosta presa alle amministrative romane, dolorosa quanto o forse più di quella presa alle Politiche, all'interno e intorno al PD si agitano convulsamente spettri da resa dei conti. Ci si chiede continuamente di chi sia la colpa del fallimento della "nuova" proposta politica: forse di Prodi, per non aver saputo tirare una sintesi dell'articolata compagine governativa e per non aver saputo sviluppare una politica più redistributiva, o forse della premiata ditta D'Alema / Fassino, colpevoli di essersi resi protagonisti di intrecci con il mondo della finanza, o magari del nuovo leader Veltroni, che nonostante abbia goduto sostanzialmente di carta bianca nella gestione della campagna elettorale per ciò che attiene ai toni, alle priorità, alle liste e ai volti da presentare all'elettorato, non è comunque riuscito a superare il fatidico muro del 35%, né sembra aver conquistato in modo convincente nuovo elettorato né al centro né a sinistra. Ma al netto della già nota tendenza al dramma dei socialdemocratici all'italiana, andrebbero a mio avviso fissati alcuni punti fermi fondamentali dei quali è necessario assolutamente tener conto nell'azione di rilancio della proposta del Partito Democratico. Anzitutto quello certamente più lampante: laddove si ha avuto relamente il coraggio e/o la volontà di proporre qualcosa di nuovo e popolare, il PD ha raccolto consensi straordinari. Ne sono un esempio Zingaretti alla Provincia di Roma e Variati al Comune di Vicenza. E come in effetti ne è stato un esempio pure l'affluenza record registrata alle primarie di ottobre che consacrarono Veltroni (l'unico oggettivamente presentabile) e la sua nuova proposta riformista all'indomani della straordinaria manifestazione del V-Day. Insomma, pare lampante che il popolo di centrosinistra, riformista, progressista o come lo si vuole chiamare, è entusiasta e pronto a raccogliere e sostenere proposte nuove e innovatrici, ma è anche pronto a punire senza remore, proposte dal sapore di minestra riscaldata o da inciucio funzionale. Rutelli a Roma e Calearo nel Veneto (che non ha affatto spostato voti) ne sono forse l'esempio più visibile, ma se si analizza meglio il voto - ad esempio quello sardo - si scopre che le vecchie facce dell'establishment isolano hanno raccolto risultati piuttosto magri nelle proprie circoscrizioni, e che quindi il principio secondo il quale è necessario cambiare aria e facce se si vuole tornare a vincere, è più generalizzato di quanto sembri. Sebbene il tormentore dei nomi nuovi e delle forze fresche e giovani sia da circa un decennio un tantino inflazionato, oggi più che mai appare realmente una esigenza da soddisfare se non si vuole restare schiacciati tra il populismo della destra e l'antipolitica di Beppe Grillo. In seconda battuta il PD deve andare a far politica fra la gente, intercettandone le reali esigenze - che non sono solo quelle della sicurezza - e le aspettative. Uscire dai loft e dalle sezioni in modo fisico, ma in modo concreto anche uscire dai soliti metodi di confronto e ascolto, sfruttando in modo più convinto i nuovi media e le occasioni che le nuove tecnologie presentano. Infine la questione della alleanze, scottante argomento che inevitabilmente si ripresenterà ad ogni elezione amministrativa, e che a noi sardi interessa particolarmente viste le imminenti comunali a Cagliari e soprattutto le regionali del 2009. Come sarà possibile a livello di immagine e di coerenza riproporre alleanze con la Sinistra a pochi mesi dalla fratricida scelta praticata da Veltroni alle Politiche appena passate? Basterà sostenere in modo convinto in pubblico che il programma proposto sarà largamente condiviso (già sentito), o magari si farà appello al voto contro il rischio di un Pili III? O magari si sosterrà che una cosa sono le Politiche, cosa altra sono le elezioni locali - argomento questo spesso usato ma che onestamente risulta un po' poverino. Ecco allora ripresentarsi prepotentemente la necessità di un ricambio generazionale che investa non solo il PD come promesso, ma anche e soprattutto la Sinistra perché deve risultare chiaro che se in passato non è stato possibile coniugare riformismo e Sinistra non è stata colpa delle incompatibilità dei punti di vista politici, ma è stata la risultante di personalissimi interessi portati avanti da leaderini anacronistici che hanno sempre pensato al proprio orticello piuttosto che all'interesse del cittadino-elettore. Questo bisogna avere il coraggio di dirlo pubblicamente, di ammetterlo, e da questa necessaria presa di coscienza e dal superamento di questi meccanismi bisogna ripartire per elaborare nuove idee, nuove proposte e nuove strategie.

venerdì 2 maggio 2008

I biocarburanti non sono un buon'affare



di Angelo Aquilino
dal sito
www.angeloaquilino.it e www.megachip.info

Megachip ha già pubblicato vari interventi sulle energie alternative. Si è anche detto che i bio carburanti, di cui molto di parla non rappresentano la soluzione al problema energetico. Aggiungiamo altre motivazioni a questo giudizio negativo. Per produrre biocarburanti bisogna coltivare grossi quantitativi di prodotti zuccherini (canna da zucchero, barbabietola da zucchero) oppure di prodotti amidacei (cereali). La fermentazione di zuccheri ed amidacei porta all'etanolo (alcool etilico). Questa sostanza, nei motori a scoppio, ha un rendimento assai simile alla benzina. Alcuni oli di semi (colza) si usano, già da tempo e con successo nei motori diesel. Si può ipotizzare che la coltivazione di cereali a fini energetici possa andare in concorrenza con quella finalizzata con conseguente aumento dei prezzi di pane e pasta. Questa previsione che avevamo appena adombrato come possibilità remota, è già realtà come risulta dall'inchiesta che Repubblica ha pubblicato il 20 luglio 2007. A breve avremo un aumento dei prezzi di questi essenziali alimenti di circa il 20%. Purtroppo questo non è l'unico disastro prevedibile dalla eventuale diffusione di queste tecnologie. Speculatori potrebbero incettare terreni per dedicarli a queste coltivazioni. Agricoltori con pochi scrupoli, allo scopo di ottenere un reddito da terreni boschivi, potrebbero procedere a deforestazioni per fare posto a questo tipo di coltivazioni. In poco tempo si potrebbe verificare: un aumento del prezzo dei terreni; l' impoverimento dei terreni per via delle monocolture; l'aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Dunque il peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali soprattutto quelle dei paesi in via di sviluppo ma non solo. A fronte di questi gravi inconvenienti esiste anche un aggravamento dell'emissione di anidride carbonica ottenuta dalla combustione di questi carburanti a base di carbonio. Dunque i biocarburanti peggiorano la situazione climatica del pianeta, peggiorano le condizioni di vita delle popolazioni. Insomma, con buona pace dei tanti che sperano di ricavare redditi da terreni residuali, non sono affatto un buon affare.